Spunti di riflessione: sull’intolleranza

In questi giorni mi è capitato di imbattermi in alcuni tweet o post in cui erano le minoranze a parlare di se stesse, permettendo a chi appartiene alla maggioranza di ascoltare il loro punto di vista; lo hanno fatto senza aggressività, senza alcuna arroganza, solo esposto il proprio punto di vista.

Io non sarò mai abbastanza grata a queste persone, che espongono loro stesse al rischio di essere offese, umiliate e ferite solo per permettere ad altri di comprenderle.

I post sono trasversali, che si tratti di orientamento sessuale, di scelte di vita, di termini non conformi, la base di ognuno era la ricerca del rispetto e dell’ascolto: concetti che fin da piccoli dovremmo aver acquisito, ma che evidentemente non è così.

Uno in particolare mi ha colpito in modo davvero profondo, una ragazza, sul cui profilo inserisce anche ricette vegane, ha fatto coming out dichiarando il suo orientamento sessuale e condividento con tutta la sua community bellissimi momenti trascorsi al Pride.

Le è stato detto da un utente che avrebbe lasciato il canale perché quello che le interessa sono le ricette non gli orientamenti sessuali del profilo.

Io mi chiedo come si possa negare l’identità delle persone in questo modo.

L’intolleranza è così interiorizzata che l’utente in questione, nei successivi scambi di opinione, poneva l’attenzione sul fatto che aveva spiegato il motivo per cui si è cancellata e non sulla violenza della motivazione per cui lo faceva, proprio non sentiva, non vedeva l’enormità di quello che affermava.

Lo sbaglio non era la motivazione espressa, ma il fatto di averla espressa.

L’ho detto tante volte, nasciamo e cresciamo in una società violenta e intollerante ed è quasi normale avere interiorizzato certi comportamenti, meno normale è non soffermarsi a riflettere quando questo viene fatto notare, quando ci si trova davanti alla persona che si è offesa e continuare a spiegarle come si deve sentire e come si deve comportare, invece che chiedere scusa e ringraziare di aver avuto la pazienza di spiegare il suo punto di vista.

Qualcosa di simile mi è capitato in un video su YouTube di una creator che tratta di pulizie e mostra metodi, trucchi e prodotti per farlo al meglio: le è stato detto che è una fannullona che si fa mantenere, che dovrebbe trovarsi un lavoro vero e non vivere alle spalle dello Stato ( quest’ultima affermazione è delirante per il semplice fatto che l’utente credeva, non si sa perché, che usufruisse del reddito di cittadinanza, come se farlo fosse nota di demerito a prescidere da qualunque motivazione potesse esserci dietro).

Fermo restando che se una persona non lavora per scelta e non per costrizione ha fatto una scelta esattamente uguale a chi lavora per scelta e non per costrizione, non riesco davvero a capire dove stia la questione etica in tutto questo.

La creator si è trovata a dover spiegare i motivi per cui sta a casa, spiegare che fare il creator è un lavoro a tutti gli effetti (ancora oggi ci sono persone che credono che non lo sia, forse dovremmo discutere su cosa sia “lavoro”) e che non recepisce il reddito di cittadinanza, ma sopartutto che il marito deve lavorare dieci ore al giorno e spaccarsi la schiena sacrificando le ore del sonno per programmare videogiochi, passione dalla quale sarebbe giusto trarre la fonte di reddito.

In tutto ciò io credo che la follia sia nel dover lavorare tutte quelle ore, negando a quattro eprsone di vivere, il lavoratore che non ha tempo libero, due figli che vedono pochissimo il padre e la moglie che vede poco il marito.

Una società giusta dovrebbe ascoltare i bisogni, le speranze, i sogni di chi ha davanti e fare il possibile affinché essi si realizzino e non insegnare loro come devono comportarsi, come devono sognare, ma sopratutto come devono sentirsi.

2 Risposte a “Spunti di riflessione: sull’intolleranza”

  1. Il mio rapporto con i social è sempre stato molto conflittuale, ma in linea di massimo ho delle belle esperienze, la possibilità di selezionare i porfili da seguire aiuta davvero tanto.
    La possibilità di conoscere persone che mi mostrano altri punti di vista, sopratutto le minoranze, ma anche persone con esperienze di vita lontane dalla mia è davvero fondamentale.
    Detto questo capita a volte di avere a che fare per persone che vogliono imporre il proprio punto di vista e questo a volte mi irrita tantissimo e questo vuol dire che ancora devo tanto lavorare su me stessa, perché come cerco sempre di ripetermi certi comportamenti anche se mi offendono e mi feriscono, determinano chi li compie e non me.

  2. Davvero hai trovato dei post sui social con commenti tolleranti? (A parte i commenti sgradevoli che hai citato).
    Io sui social noto tanta cattiveria; c’è gente che vive apposta per offendere; ogni occasione è buona per sottolineare la diversità o sindacare sulle scelte, il modo di essere, di fare, di parlare.
    C’è gente che offende persino per i gusti letterari. Siamo alla follia.
    Ma apprezzo quando leggo quei pochi commenti pacati e con dei spunti di riflessione intelligenti.
    Ti abbraccio

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