Poverina Chiara Galeazzi

Ridere, ridere e ancora sorridere, è quello che promette e mantiene questo libro.
Lettura che dire leggera sarebbe del tutto sbagliato, dato anche l’argomento di cui tratta.
Lo stile è sobrio e asciutto, grandissimo merito per un argomento del genere, trattato con un’ironia che non è mai autocelebrazione, anche se sarebbe stato facile cadere in questa tentazione.
Ciò che rimane alla fine della lettura è che è possibile vivere la malattia in tanti modi diversi, ma che probabilmente non sarà mai come lo avevamo immaginato.
Il messaggio che ho trovato quasi poetico, è proprio quello legato allo scorrere del tempo e all’importanza che ad essi si dà, in salute e in malattia.
Il tempo così dilatato durante il recupero da un evento debilitante, il tempo che non si piega più, che non si fa ammaestrare, ma che diviene padrone del corpo e della vita, che detta il suo scorrere, si impone nella sua lentezza e nella sua lentezza si fa apprezzare.
Al netto delle risate e delle battute sagaci, di cui tutto il libro è intriso, della critica alla retorica del “guerriero” che se all’inizio può dar forza, se si vede che la battaglia tende alla sconfitta deprime, la lettura è così piacevole da far capire che la malattia è parte della vita e che uno dei modi per attraversarla è imparare a capire quel tempo che scorre lento.
Chissà che Chiara ancora oggi vive lasciando scorrere il tempo e non cercando di piegarlo ai suoi desideri.
Lettura consigliata sia se si vuol ridere, sia se si vuol riflettere.

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