Spunti di rifessione da “L’internazionale 1410”: Cosa vuol dire essere madre e padre

Ho appena letto un interessante articolo su “L’internazionele” n°1410 “Famiglia a sorpresa” in cui una madre decide di non abortire pensando “farò un regalo a una famiglia che ne ha bisogno”.
Dopo trentacinque anni, attraverso delle vicessitudine per conoscere le quali vi invito a leggere l’articolo per intero, incontra questo figlio che le dice: “Io ho un padre, una madre, una faliglia” riferendoni ali genitori adottivi e lei gli risponde ” Non posso dire di considarti mio figlio. Abbiamo un legame di sangue, ma non riesco ancora a dirmi che ho sei figli. Ne ho cinque. L’ho portato dentro di me per nove mesi e l’o messo al mondo, ma non sono sua madre perché non l’ho cresciuto io. Non ho visto i suoi primi passi, non l’ho consolato, non l’ho educato. Mi considero piuttosto una madre portratrice”

Ho trovato questo messaggio davvero molto bello, una volta tanto il punto di vista chi decide di non essere di nuovo madre, pur essendolo già e pur diventandolo ancora in futuro.

Il padre ha detto: “Ho imparato che si può amare un bambino che è figlio di qualcun altro”

Spesso ascolare i punti di vista degli altri, di chi le scelte le compie permette anche di empatizzare capendo da quale parte sia il giusto e lo sbagliato.

L’articolo si presta a molte altre riflessioni, ma volevo porre la luce su questo aspetto che trovo di una naturalezza e di una semplicità unica.

I figli sono di chi se ne prende cura.

Fosse anche solo per questo vi consiglio l’acquisto della rivista, ma ci sono anche tantissimi altri spunti di riflessione interessanti.

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