Du côté des livres: IT stephen King

Melma, pantano e fango; odori nauseabondi,oscurità e paura, sono ciò che mi è rimasto addosso dopo aver concluso questo monumentale romanzo; famoso ed apprezzato a livello quasi globale.

Ho provato a calarmi nell’atmosfera di Derry, di cercare quella magia legata, in modo quasi mistico, all’infanzia e alla sua spensieratezza, a quei momenti felici, che poi felici non sono, ma non ci sono riuscita e credo così di essermi persa tutto ciò che di impalpabile e onirico ci fosse in questo libro.

Ho faticato a finirlo, ci ho impiegato quasi lo stesso tempo che i sette amici ci hanno messo a tornare a Derry; ho avuto il blocco del lettore leggendolo, ma sono giunta alla conclusione riuscendo ad empatizzare, alla fine solo con IT: creatura malvagia suo malgrado, creatura quasi predestinata alla cattiveria, parte di una trinità incomprensibile e immutabile.

Non ho amato questo romanzo, ma non posso non percepirne la portata in termini di contenuto: vengono affrontati tutti i temi tipici dell’infanzia ed è proprio in quel periodo in odor di adolescenza che i protagonisti si trovano a vivere e a creare un sodalizio, per sconfiggere IT: la paura, l’ignoto, l’incomprensibile.

Non serve ripetere ciò che è stato sottolineato più volte, ma mi piacerebbe soffermarmi su due punti che ho trovato davvero molto interessanti ed è il motivo per cui consiglierei la lettura sopratutto ai genitori di ragazzi di quell’età che spesso, loro sì, hanno perduto la memoria nel passaggio dall’infanzia all’età adulta.

Quei bambini hanno dodici anni e, King in questo è magistrale, hanno pulsioni, compiono pensieri e azioni tipiche della loro età, infatti nessuno, almeno nelle critiche che ho letto, trova quei ragazzini troppo grandi per la loro età, o troppo audaci o troppo emancipati.

Non mi riferisco al solo campo sessuale, seppur molto importante e molto ben rappresentato, ma anche nella definizione delle singole personalità, già chiare e che col tempo diverrano solo più marcate.

Le pulsioni sessuali di Bev alla vista di Henry nudo sono verosimili, le sensazioni di Ben, innamorato dell’unica ragazza del gruppo sono molto più che platoniche, nonostante il forte sentimento.

Il sesso è vissuto da quei ragazzi come, in gran parte, lo abbiamo vissuto tutti, non riconoscendolo: il sesso è conosciuto dalle parole e dalle azioni degli adulti, ma sentito con le proprie sensazioni, emozioni e vibrazioni, ma il collegamento non è così semplice.

Quei ragazzi e Bev in particolare ha un’idea del sesso come qualcosa di potente, che porta a fare di tutto e io credo che la scena di sesso tra i ragazzi vada letta come una sorta di squarcio temporale, in cui il prima e il dopo si mischiano in un luogo sospeso dove tutto è indefinito e dove l’istinto è tutto.

Questa scena, secondo me tra le più potenti del romanzo, dato anche il contesto in cui è stato scritto e in cui si svolge, è trattata in modo troppo frettoloso, con troppa razionalità da parte di Bev, che dovrebbe intuire e al limite sentire quella forza, ma non capirla così in porfondità.

L’altro punto che ho trovato davvero interessante è la lettura più psicoanalitica: IT come rito di passaggio, l’infazia che finisce e l’età adulta che volge alla maturità, dodici e quarant’anni, ricordare ciò che si è dimenticato per vivere felici e per capire che ogni età ha le difficltà, ma che ciò che non dobbiamo mai perdere è l’entusiasmo e la fiducia di poter cambiare il mondo, a dispetto delle evidenze e dell’oscuro volto che il nemico assume, a volte lasciare che quel periodo avvolto di dolce malinconia, fatto di giornate spensierata a giocare ritorni ad essere ciò che era, un periodo difficile, in cui ogni giorno c’era una sfida da affrontare in cui nessuno ti vedeva e tutti sapevano cosa era meglio per te e in cui la tua opinione, nel mondo non contava nulla e cercare quella fiducia nel futuro, quella forza di realizzare i propri sogni perché non è mai troppo tardi per farlo e sopratutto non è per forza necessario essere degli adulti che non ascoltano i bambini e che sanno cosa è meglio per loro credendo che siano troppo piccoli per capire, privandoli così dei giusti mezzi affinché possano comprendere il mondo circostante ed aiutarci a rivederlo ancora come allora.

Un romanzo che va letto perché ha influenzato moto del nostro cinema e molti dei nostri libri, ma che non mi ha entusiasmato.

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