Crossroad – Franzen

Chi non si è mai chiesto, tra i nati nella seconda parte degli anni settanta come fosse la vita negli anni precedenti la propria nascita?
Quegli anni ricchi di avvenimenti che hanno poi portato a quei cambiamenti sociali che ci hanno visto crescere, hanno visto dar forma alla nostra identità che si plasmava al ritmo delle nuove idee.

Jonathan Franzen con Crossroad ci viene in aiuto, portandoci di prepotenza in quegli anni, dandoci la possibilità di guardare quel mondo con gli occhi di allora, facendoci vivere le emozioni che provavano adulti, ragazzi, adolescenti e bambini che si trovavano per sorte a vivere quegli anni e forse alla fine del primo volume di quella che sarà una trilogia, avremo le idee più chiare di come questa nostra società attuale ha avuto origine.

Ciò che spinge un lettore a leggere Franzen è senza dubbio lo stile: unico, ironico, perfetto.
Un lessico che nella sua semplicità riesce ad essere esauriente, mai banale e mai insufficiente.
Ogni parola, quasi fosse dotata di calamita, attrae il lettore che non può smettere di leggere, se anche lo fa, continua ad essere là a New Prospect, Chicago.
Lì nella canonica, con Russ il pastore e con sua moglie Marion e con i loro quattro figli.

Attraverso la vita di una famiglia e dei loro componenti il personale si fa universale e trascened la quotidinità: Dio, la giustizia, l’amore, il sesso, la malattia mentale, ma sopratutto il disagio è il protagonista di questo libro.

Il disagio analizzato in ogni sua forma, il disagio che impregna la vita, le ore, l’aria.
Il disagio che anestetizza le vite di ognuno, ma non fino in fondo, lascia sempre spazio per lo sconforto, per la frustrazione e quindi per l’inane tentativo di riscatto.

I personaggi sono così ben caratterizzati di risultare credibili e verosimili, ognuno, date le premesse, non avrebbe potuto agire in modo diverso, quasi come una mano, (forse divina?) li guidasse, ognuno soffre, ma spera, spera che quel miracolo americano di felicità e realizzazione possa un giorno essere realizzato.

Sul piano narrativo non ci sono dubbi, la trama è perfetta, non esistono neppure a cercarle ingronguenze.
Sul piano psicologico e socilogico si potrebbero scrivere interi capitoli, ma sarebbe inutile perchè niente potremmo dire che Franzen non ci faccia capire attraverso la sua meravigliosa penna.

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