La pillola della sera: attacchi di panico – con chi vive il paziente?

Queste informazioni vi saranno sicuramente note, ma sono importanti, sopratutto quando non siete voi i malati, ma le persone che stanno loro intorno; il paziente che soffre di una fobia, in generale (se volete poi possiamo affrontare anche il tema delle fobie), non ha bisogno di una terapia d’urto, perché questa potrebbe scatenargli un attacco così forte da aumentare ancora più l’ansia anticipatoria e quindi cementare i meccanismi di evitamento, il paziente ha bisogno di sentirsi protetto, di avere accanto una persona che gli dia sicurezza; se amici e parenti non si sentono all’altezza di questo compito, spesso finisce che la loro frustazione fa ricadere “la colpa” sul paziente stesso, perché “non reagisce”, perché si fa prendere “dai nervi”, perché non ragiona.

Quello che , però, non capiscono è che nel momento in cui il paziente reagirà, avrà già fatto dei grossi passi da gigante, il suo livello di serotonina (se parleremo più avanti) sarà già risalito.

Non è facile stare accanto a persone che soffrono di attacchi di panico, perché questo può scaturire in qualsiasi momento, senza preavviso, in situazioni di tranquillità come in quelli di agitazione; ma se questo può essere un disagio per voi pensate per chi li vive.

E’ vero anche che se non si può chiedere al paziente di “fare uno sforzo”, non si può chiedere neppure a chi sta vicino di capire qualcosa che è per definizione incomprensibile, per questo io consiglio sempre di fare una terapia familiare oppure di coppia, per farsi aiutare a comprendere quelli che sono i meccaniscmi che innescano sentimenti di attrito.

 

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