La pillola del mattino: Attacchi di panico – la patogenesi 1

La patogenesi degli attacchi di panico è molto complessa poiché entrano in gioco dei neurotrasmettitori, cioé delle sostanze che fanno comunicare i neuroni e ne modificano le reazioni.

Quando, per la prima volta, lessi che il cervello con i suoi pensieri, le sue sensazioni, i suoi stati d’animo non era che un insieme di reazioni chimiche, rimasi molto interdetta, perché mi sembrava che quella mia determinazione di adolescente, con tutti i turbamenti annessi e connessi, con le riflessioni e le idee non fossero più mie, ma date dal caso.

Ricordo di essere stata molto turbata, col tempo e con lo studio della neurologia e della neurofisiologia, ho imparato a capire che sì, gli impulsi sono dati da dei neurotramettitori, ma le sinapsi si costruiscono delle strade in base ai comportamenti normalmente utilizzati.

Per questo è molto importante dare impulsi positivi ai bambini piccoli, perché se è vero che nascono con un temperamento molto preciso, le loro sinapsi sono davvero poco profonde ed è attraverso gli stimoli ambientali che formeranno il carattere dell’adulto.

Il primo neurotrasmettitore implicato negli attacchi di panico, ma nei disturbi d’ansia in generale, ha un nome che è un acronimo si chiama GABA: è il suo recettore che si lega con le benzodiazepine (gli ansolitici).

In parole poverissime se il GABA fosse una chiave che aziona un carillon e la musica emessa l’ansia, noi utilizzeremmo le benzodiazepine come chiave per bloccare il carillon e non far uscire la musica.

Per questo le benzodiazepine funzionano così bene al momento, perché tolgono l’ansia, il principale sintomo degli attacchi di panico, ma non eliminano il problema alla base poiché è un altro il neurotrasmettitore di cui dobbiamo parlare.

Ma lo faremo stasera, nel frattempo se avete qualche domanda non esitate; ricordate che esistono solo risposte stupide, non domande!

A stasera

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