La passeggiata settimanale: il mio rapporto d’amore-odio verso i social media

Da sempre ho avuto una sorta di fascinazione verso i social media: un mondo sconfinato in cui trovare un sacco di persone interessanti, che nella vita reale si fatica a riconoscere; persone con le quali condividere passioni un po’ di nicchia, quali letteratura russa, filosofia, medicina…

Camminando per le strade della mia città o del paesino in cui mi sono rintanata non è facile trovare persone con le quali discutere, per mille motivi, ma sopratutto perché la vita delle persone è andata avanti, mentre la mia è rimasta a quando il mio sogno si è concretizzato: il giorno in cui lo Stato mi ha riconosciuta per quello che sono, un medico.

Per tutto il resto sono sempre curiosa e con interessi che la maggior parte delle persone giudica adolescenziali: adoro andare ai concerti (Muse aspettatemi), discutere di politica che definirei astratta, di filosofia e di psicologia.

Mi annoia terribilmente parlare di vita quotidiana, di vacanze (che non faccio più da anni avendo trovato una dimensione abituale che non le rende necessarie), di gossip, ma sopratutto la cosa che mi annoia di più in assoluto è rievocare i bei tempi andati, forse perché per me quei tempi andati non sono stati mai belli.

Per tutti questi motivi vivo spesso la posizione di outsider, posizione appena resa accettabile dalle persone grazie a quel titolo di studio che lo Stato mi ha riconosciuto.

Non so se capita a molti, ma a me spesso: non so mai di cosa parlare, per lo più quindi mi trovo ad ascoltare, senza interagire il che mi causa una grossa frustrazione dato che sono una grandissima chiaccherona.

Quando ho scoperto i social, sopratutto Twitter ovviamente, credevo di aver trovato la soluzione a tutti i miei limiti, una sconfinata pletora di persone tra cui cercare, mille persone interessate ai libri, alla letteratura, alla filosofia ai massimi sistemi, insomma tutto quello che di intangibile la conoscenza umana poteva offrire avrebbe trovato finalmente un luogo o per meglio dire un non-luogo.

Così ho iniziato a tweettare, discutere, a capire molto del mio carattere, a limare i miei impulsi a trovare persone piacevoli con cui parlare e con cui condividere le idee, spesso opposte, ma con discussioni sempre costruttive, ma…

… ma poi negli anni la bolla è diventata sempre più difficile da vivere, troppe persone usano i social per aggredire, per offendere, per prevaricare, per annullare, o cercare di farlo, l’ego dell’interlocutore a favore del proprio e allora le conversazioni o si esauriscono o si fanno aggressive e disturbanti.

Sempre più tempo è necessario per cercare discussioni interessanti e in quel tempo e in quello spazio troppe interazioni spiacevoli si incrociano pur non facendolo attivamente e a niente serve rendere privato l’account, a niente serve bloccare gli utenti.

Il bilancio è ancora a favore dei social, almeno per me, ho conosciuto persone di spessore e piacevoli, con le quali i rapporti sono stupendi che fanno impallidire coloro che avvelenano i social dando a volte la sensazione di tossicità, ma chissà per quanto.

2 Risposte a “La passeggiata settimanale: il mio rapporto d’amore-odio verso i social media”

  1. Delle volte in effetti ci si scoraggia, ma anche nella vita reale a volte succede.
    Ogni volta, però, che ci si imbatte in una persona interessante e rifletti sul fatto che non l’avresti mai conosciuta senza i social… bè allora pensi davvero che valga la pena di fare una scrematura e riuscire ad ampliare la propria conoscenza!

  2. Anche io come te ho pensato che i social fossero un modo per ampliare la propria conoscenza sia a livello umano che a livello intellettuale … Spese ci si accorge che la madre dei cretini e troppo spesso incinta. Ma questo non mi ha mai scoraggiato.

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