Du côté des livres: Underworld – DeLillo

Ho conosciuto Delillo grazie a Pynchon e al suo bellissimo “V” che ho recensito qualche secolo fa.
Appena uscito ho letto “Zerok” e mi è piaciuto, per molti motivi, ma che alla luce di “Underworld”,adesso, lo trovo deficitario di emotività.

“Underworld” è passato, presente e futuro condensato in un unico lunghissimo istante; il prima influenza il dopo, ma è vero anche il contrario; si comprende, si giudica, si vive leggendo questo libro.

Un lento scorrere di eventi, senza un fine, senza una storia, senza un inizio e senza una conclusione, la semplice forografia di un epoca, lo spaccato di una società in cui la storia ha lasciato il segno e ha condizionato gli individui nel loro privato, nel loro intimo.

La storia, spesso intesa come un fardello del passato, si trova tra gli anni cinquanta e novanta a essere protagonista della quotidianità: la paura della guerra nucleare, la costruzione dei rifiugi antiatomici, l’aria imbibita della caducità e insicurezza del futuro.

In questa America quanto mai potente, ma formata da individui impauriti e quasi paralizzati da una fine imminente alla quale di arrendono impotenti, una cosa unisce tutti e a tutti parla: il baseball, sport nazionale, foriero di spensieratezza e di miracoli.

Vera metafora della vita: quando tutto è perduto, il miracolo; quando si sta scendendo gli spalti col cuore in lacrime ecco il fuoricampo che concretizza il sogno, il colpo che ribalta la realtà.

Quella palla rappresentate di tutto questo, nella realtà fu persa e mai ritrovata, ma Delillo ne ipotizza la storia e la mette sullo sfondo di un racconto, ma non immaginate che essa sia protagonista, non immaginate un mero esercizio di stile in cui la palla scorre del tempo e sullo sfondo ci sono i personaggi; no, Delillo non farebbe mai una cosa così banale nel suo capolavoro, lui riesce a dare il giusto peso alla palla, a quell’idea di sogno, a quella scintilla che porta il cambiamento, ma che se non alimentata lo lascia a se stesso, come instante glorioso, ma relegato nel passato.

Allora ecco la palla si fa segreto cimelio di un mondo lontano in cui tutto era diverso, in cui la povertà incombeva e se anche si sarebbe voluto utilizzarla per altri scopi, si è costretti a darle un valore economico e non emotivo, materiale e non trascendentale.

La palla passa di mano in mano, come rappresentate di una speranza, cimelio segreto di una vita di stenti e di riprese, di sbagli e di redenzioni.

Tutto questo, che può essere riassunto in poche parole contiene l’essenza della vita stessa e la riporta con una forza tale da lasciare il lettore inerte alla conclusione delle novecento pagine che passano in un attimo, ma restano dentro come una pietra miliare.

Il tutto con lo stile assolutamente perfetto di Delillo che descrive ed emoziona rendendo la lettura un’esperienza quasi virtuale.

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