La pillola del mattino: il seme della violenza

In questi giorni i fatti di cronaca ci hanno portato a riflettere su una brutta piaga dell’umanità: la violenza.

Tutti noi siamo venuti a contatto con la violenza, verbale, fisica, psicologica, manifesta o subdola, subita o minacciata.

Quasi nessuno di noi ammette di averla usata verso qualcuno.

Quasi mai una persona violenta ammette di essere violenta, ma spesso cerca di riversare la responsabilità della violenza sulla persona che la subisce (“me le ha tirate via dalle mani”, “che vuoi che sia uno sculaccione”, “era solo una spinta” “non volevo colpire, si è messo in mezzo” e potrei continuare per molto tempo).

Io, prima di andare dalla mia analista, mi sono sempre voluta vedere come una persona non violenta, anzi una a cui la violenza fa orrore… ma ho dovuto cambiare la visione di me stessa.

Il dover mettere un limite alla violenza, cioè considerarla tale solo se si alzano volontariamente le mani per colpire qualcuno, nega il flusso continuo che genera la violenza e la fa apparire come attivata da un interruttore che la persona ha la possibilità di accenndere o non accendere.

Non è così, non è così per me: la violenza è la prevaricazione del più forte sul più debole, in tutte le sue forme, se il più debole non vuol considerarsi tale usa la violenza per vedersi forte o almeno aver cercato di esserlo.

E’ violenza prendere in giro una persona per il suo stato sociale, per il colore della sua pelle, per le sue caratteristiche fisiche, per la sua cultura, per la sua intelligenza.

E’ violenza (e questo è il mio caso) prevaricare l’interlocutore parlandogli addosso, alzando la voce, rinfacciandogli cose del passato, cercare metodi apputo prevaricatori per avere ragione.

E’ violenza offendere l’automobilista che commette un’infrazione ai nostri danni o che non rispetta il codice della strada, urlando dietro varie offese.

E’ violenza ogni volta che sentiamo dentro di noi la rabbia verso un’altra persona, quando sentiamo il bisogno di farci giustizia da soli, quando la vogliamo vedere umiliata sotto i nostri piedi mentre noi la calpestiamo con la bandiera del vincitore in mano.

La violenza è il male che avvelena il mondo, perché è considerata un atto volontario della persona, ma è ereditata dalla società, dalla famiglia, dalla scuola, che neppure si rende conto di essere violenta perchè appunto si camuffa da disciplina, da ordine, da metodo.

Allora guardiamoci tutti dentro, cerchiamo quella goccia di violenza, che ci fa offendere e indignare per le persone violente e invece di volerle condannare e distruggere per distinguerci da esse, cerchiamo le similitudini, anche quelle più sbiadite e una volta trovare facciamole evaporare come appunto una goccia al sole, solo così, attraverso la comprensione delle cause e la risoluzione di queste potremo risucire a estirpare la violenza dal mondo, estirpandola da noi stessi.

 

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