La pillola del mattino: il fumo come malattia

La lettura de “I fratelli Karamazov” procede spedita e anche le mie partite a RimWorld (notevole gestionale sulla costruzione di una colonia in un mondo sperduto, di cui se vi interessa potre anche parlarvi), ma andiamo a parlare di qualcosa di molto meno divertente.

 

Da poco ho seguito un corso FAD (formazione a distanza) sulla BPCO, la Broncopneumopatia cronica ostruttiva, malattia che colpisce sopratutto i fumatori e oltre a come utilizzare e scegliere i vari inalatori (argomento quanto mai complicato e che non mi è del tutto chiaro) c’era anche una interessante sezione dedicata al fumo di sigaretta.

In questa sezione venivano spiegate le solite cose, il fumo fa male, aumenta il rischio di BPCO, di tumore ed è bene smettere.

Quello che è stato invece molto interessante e che ha influito molto sul mio modo di approcciarmi al problema è stato il porre il fumo come malattia e non come vizio, non come dipendenza soltanto: come malattia.

Sembra una banalità, ma se ad un individuo si dice che ha una malttia e non un vizio, cioè non dipende del tutto dalla sua volontà l’essere fumatore e sopratutto il non riuscire a smettere, si tente a lui la mano e ci si pone come alleati, non come giudici.

Infatti molto spesso si tente a considerare il fumatore o chi fa uso di sostanze (o compie azioni che creano dipendenza come il gioco d’azzardo o il sesso e lo shopping compulsivo) come persone prive di volontà e dunque diamo un’accezione negativa alla loro persona, quando in realtà sono malate ed è dovere del medico aiutarle a guarire.

Una considerazione personale rispetto a questo argomento: ho notato in buona parte delle persone che si rivolgono a me che il motivo principale per cui fumano è per fare la pausa dal lavoro, poiché in qualche modo “andare a fumare una sigaretta” è tollerato, mentre “vado a prendere una boccata d’aria” no.

Qualcuno di voi può confermare questa mia percezione? Capita anche a voi di avere colleghi che non fumando non prendono la pausa?

 

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