La passeggiata settimanale: quello che i videogiochi sono per me

Salve a tutti,

In questi giorni si è svolta sui social una discussione piuttosto interessante sulla visione dei videogiochi e del mondo videoludico in generale.

L’impressione che ho avuto, leggendo i detrattori di quella che per me è una forma d’arte delle più complete, è che molti non abbiano mai giocato a videogames attuali e che facciano riferimento ad una visione dell’intrattenimento videoludico macchiettistico.

Una discussione simile era in atto anni fa sui fumetti e sulle serie Tv, oggi per fortuna entrambi i generi iniziano ad avere il posto che meritano.

L’idea del videogioco da sala giochi sulla passeggiata di Viareggio è molto suggestiva, nostalgica e intrisa di gioventù, ma è molto distante da quello che i videogiochi sono oggi: un’esperienza totale e totalizzante che interessa tutti i sensi e che può lasciarti diverso da come ti ha trovato.

Il mio rapporto con i videogiochi ha radici ben piantate nel terreno e affondano in profondità dove risiedono reperti archeologici chiamati Spectrum prima e Amiga poi.

Per me il rumore delle cassette che caricavano il gioco, tenacemente posseduto da mio fratello che deteneva il potere di dettare tempi e modalità di fruizione, ancora oggi suscitano una reazione Pavloviana, in cui “Jumping Jack” inizia e io posso divertirmi.

Avevo otto anni circa e già quella scatola mi attirava più della televisione, più dei cartoni animati (che in realtà non ho mai amato, se si escludono eccezioni).

Sono passati gli anni, cambiati gli interessi, iniziate le esplorazioni di altre forme d’arte e quella videoludica rimane nei meandri dei ricordi, forma di intrattenimento da perditempo e, diciamocelo un po’ infantile, ma… in fondo la voglia di trascorrere ore a sfidare me stessa c’era.

Come per tutte le cose belle della mia vita è giunto a riportarmi alla giusta visione delle cose mio marito, amante da sempre davvero dei videogiochi, cresciuto con essi e fine conoscitore anche dei titoli di nicchia.

Mi ha riavvicinato al mezzo e mi ha fatto conoscere titoli che non solo mi hanno appassionata, divertita, emozionata, ma che mi hanno cambiata, hanno cambiato la mia percezione della realtà e mi hanno messo di fronte a lati del mio carattere che non conscevo, prima fra tutto la competitività, del tutto assente nella vita reale, sembra risvegliarsi più viva che mai quando gioco a Star Craft.

Ho portato questa mia testimonianza perchè mi piacerebbe che tutti i genitori che si preoccupano se i loro figli passano giornate intere davanti ad uno schermo, si fermassero lì davanti, si sedessero coi loro figli, osservassero e capissero che spesso il gioco di fronte a quello schermo è solo una parte, esiste tutto un tempo in cui ci si documenta, ci si confronta con altri giocatori, si elaborano strategie, si vive, si soffre, ci si emoziona con i personaggi; oltre a fruire molto spesso di vere e proprie opere d’arte figuartive e musicali.

Grazie per avermi letto e spero di esservi stata utile.

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