La passeggiata settimale: I figli non vi appartengono

Su una cosa sono d’accordo con gli antiabortisti: la vita di un figlio non appartiene ai genitori e questi non possono decidere cosa sia meglio per lui.

Ciò che non coincide con il pensiero dei pro-vita è appunto il concetto di vita stessa: un embrione non ha vita autonoma, ma il discorso sarebbe lungo e forse oggetto di una prossima passeggaita, se vi interessa.

Quello di cui vorrei parlare oggi è il concetto di vita autonoma di un figlio rispetto a quella dei genitori.

Quando un bambino nasce, inizia a respirare con i propri polmoni in un atto che diviene autonomo, così come mangiare, urinare e defecare, inizia la propria vita da individuo altro da chi lo ha generato.

Quello che spesso vedo, invece, sono genitori che sanno, o meglio credono di sapere, quale sia il bene del figlio, senza chiedersi cosa questo piccolo fagotto prima, ma poi anche in seguito, lo faccia far star bene.

Quando un bambino nasce ha pochi bisogni, mangiare, svuotarsi dei liquidi biologici in eccesso e dormire.

I genitori invece di cosa hanno bisogno?

Spesso di avere la dimostrazione di essere indispensabili per il bimbo e questo si manifesta nei primi giorni con l’allattamento, che troppo spesso è di esclusivo appannaggio delle madri, per una ragione meramente fisiologica; ma, c’è un ma, perché escludere il padre da ciò che il bambino in quel momento sente indispensabile?

Mi chiedo e vi chiedo è così innaturale concedere al padre questa meravigliosa e unica esperienza che costituisce il pirmo legame con il piccolo?

Sarebbe secondo voi così sbagliato concedere un po’ del proprio latte e del proprio “potere” nutritivo al padre, affinché possa instaurare fin dai primi giorni un contatto speciale col proprio figlio?

Quando dei neogenitori giungno al mio ambulatoro con un bimbo in arrivo chiedo sempre che tipo di rapporto vogliono instaurare col figlio, perché non voglio che dopo qualche mese il fatto che non dorma, che voglia stare in braccio o che mangi solo certe cose divenga un “non vuol dormire nel suo letto”, “non si vuol togliere il ciuccio”.

Perché se non fa tutte queste cose non di dovrebbe incolpare lui, il fato o la genetica, ma si dovrebbe interrogarsi sul motivo che ha portato a questa situazione:

spesso i figli sono lo specchio  delle vostre debolezze.

Se si vuol che un individuo messo al mondo sia indipendente (come ogni genitore dovrebbe volere) si deve inziare a pensarlo fin dai primi giorni.

Questa premessa per dire che i figli hanno desideri, aspirazioni, gusti che possono essere diversi dai vostri, che possono coincidere, che possono variare negli anni, ma non sono vostre emanazioni; non vi determinano come persone, li avete messi al mondo, lasciate che quel mondo lo vivano.

Non siete i detentetori della loro educazione, siete la matrice su cui si svuluperà il loro carattere, ma tutti coloro che incontreranno sulla loro strada saranno responsabili della loro educazione.

Tutti noi dovremmo pensare prima di avere determinati atteggiamenti di fronte ad un bambino in particolare, ma a chiunque sempre, perché ogni nostra azione potrebbe avere un impatto sull’altro e contribuire a far sviluppare in lui una visione del mondo.

Siate per loro un porto sicuro, in cui tornare a leccarsi le ferite o a riposarsi dopo un lungo viaggio, cercate di capire se sono felici e godete di questo, senza giudicarne il motivo, senza pretendere di saper quale sia il loro bene perché lo scoprirete solo parlandoci e empatizzando con loro.

Lo stare bene è una sensazione personale e a volte è difficile capirne i motivi anche per chi la prova, figuriamoci per qualcuno di esterno!

Non esiste una paura più grande per un figlio che deludere i popri genitori,  sapere che questa possibilità esista e non c’è dolore più grande che la certezza che questa si sia avverata.

Quindi da una donna che non ha figli (eh sì parlo lo stesso) e che è solo figlia, sappiate che i figli non vi appartengono perché li avete generati, però possono scegliere di essere vostri e di voler condividere con voi le proprie aspirazioni e i propri timori, se gliene darete la possibilità.

Non gettate al vento questa opportunità nell’egoistico tentativo di soddisfare la propria vanità o di gestire la propria ansia, godetene e vedrete che il vostro rapporto sarà molto più semplice e gratificante.

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