Du côté des livres: Infinite Jest – Wallace

Ci sono mementi nella vita in cui la confusione si annuncia con delle turbolenze fatte di sbalzi d’umore, fitte allo stomaco che si trasformano in lacrime, sensazioni che portano a credere che una catstrofe imminente sia dietro l’angolo, ma in realtà sono solo intuizioni di presente mal celato che si nsconde agli occhi, ma non al cervello e si percepisce, si assapora e si ha paura di quello che già sappiamo, presto o tardi accadrà.

In un momento come questo ho deciso di tuffarmi in una lettura che avevo sempre rimandato, perché, pensavo, troppo difficile per me.

Mi ci sono immersa e come per magia da quel liquido sono rinata, mi ha protetta per almeno un paio di mesi, risucchiandomi, mio malgrado in una realtà distopica, in cui le sensazioni si sono fatte liquide; ho sentito fisicamente le emozioni descritte, gli stati d’animo, ho capito le cause che hanno portato a certe conseguenze.

Infinite Jest è molto più di un romanzo, è una esperienza di vita, è la prima vera esperienza con la realtà vituale che abbia mai provato.
Mentre lo leggevo non ero sul mio letto, nella mia casa ero là in quelle strade, in quei luoghi e per la prima volta nella mia vita, davvero mi sono drogata e ho sentito la crisi d’astinenza, ma anche la disperazione di giorni uno uguale all’altro, la dipendenza che va a braccetto della disperazione, la sostanza che si fa farmaco, per curare un bisogno disperato di felicità.
L’ho sentito attraverso i personaggi.

Ci sono domande e risposte che pongono altre domande e così per mille e passa pagine, mai una parola di troppo, lo stile perfetto, che non ho trovato in “Interviste a uomini schifosi” si fa qui mezzo per dividere in due il mondo quello reale, che pagina dopo pagina si smaterializza e quello raccontato che diventa il Mondo e ti ingloba, tanto da farti sentire impotente di fronte a tutti: tutta quella miriade di personaggi le cui vite si intreciano, si sfiorano, si distruggono, ma ti arricchiscono.

Sono tante pagine, ma sono poche…

Inifinte Jest, l’intrattenimento ricercato nel racconto, film capace di essere la droga definitiva è in realtà anche il titolo del libro e davvero l’azzurro della quarta di copertina lascia un infinito vuoto per qualcosa che esiste, ma che non potrà essere replicato e che personalmente ho trovato solo nell’ Ulisse di Joyce.

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